venerdì 2 ottobre 2015


“L’informazione che non c’è”
--------
Audizione del 29 Settembre 2015
Dr. Massimo Rosselli del Turco
Commissione Infanzia e Adolescenza
--------



L’informazione
Va premesso un dato sconcertante ed è quello che dal dicembre 2012 non abbiamo alcuna informazione istituzionale sugli affidamenti di minori nelle Comunità di Accoglienza.
Le ultime informazioni sulle Comunità Minorili e sui Minori alloggiati in esse si possono dedurre da due sole fonti:
  1. I Quaderni del Ministero Lavoro e delle Politiche Sociali
  2. Il Rapporto Cancellieri/Giovannini.

I Quaderni del Ministero Lavoro e delle Politiche Sociali
Gli ultimi quaderni della ricerca sociale sono tre:
1 Quaderno della Ricerca Sociale 19, del Ministero del Lavoro e della Ricerca Sociale con dati relativi al 31.12. 2010[1]
2 Quaderno della Ricerca Sociale 26 del Ministero del Lavoro e della Ricerca Sociale con dati relativi al 31.12. 2011[2]
3 Quaderno della Ricerca Sociale 31 del Ministero del Lavoro e della Ricerca Sociale pubblicato a dicembre 2014 ma con dati relativi al 31.12. 2012 [3]

Il Rapporto Cancellieri-Giovannini
Il Rapporto Cancellieri-Giovannini è la terza relazione sullo stato di attuazione della legge 149/2001 recante modifiche alla disciplina dell’Adozione e dell’Affidamento dei Minori, nonché al titolo ottavo del Libro Primo del Codice civile.
Il rapporto è stato presentato dal Ministero di Giustizia e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel Giugno 2013 e trasmesso alla Presidenza il 16 dicembre 2013. I riferimenti esaminati sono relativi agli anni 2007/ 2008/2009/2010 [4]
In questo rapporto si parla sostanzialmente di cinque argomenti che sono:
1 L'attività dei Tribunali dei Minorenni.
2 L’attività delle Procure presso i tribunali per i minorenni
3 Banca dati Adozioni
4 Progetto di ascolto dei minori in affidamento “Focus”
5 I costi della spesa sociale


Come sono state fatte le rilevazioni


Nel rapporto relativo all’anno del 2010.

Dal Quaderno 19 del 2010:
Tra le altre cose testualmente si dice: “La campagna di rilevazione delle informazioni si è svolta nell’arco di sette mesi e precisamente da giugno 2011 a gennaio 2012. I rilevatori coinvolti, […..] Per lo più sono stati scelti tra quanti avevano già in precedenza lavorato ad altre indagini del Centro Nazionale, e con un'attenzione particolare a dare precedenza a coloro che vantavano una specifica competenza sul tema dei bambini e degli adolescenti fuori dalla famiglia di origine; “molti sono stati dunque reclutati tra gli operatori dei coordinamenti nazionali delle comunità residenziali, CNCA e CNCM.
La raccolta delle informazioni ha avuto luogo presso il servizio e si è realizzata tramite intervista diretta ‘'faccia a faccia ai referenti dei servizi,”

In proposito notiamo che:

Se le rilevazioni dei dati riferiti al 31.12.2010 sono state fatte dagli stessi operatori delle Comunità
per definizione potrebbero essere poco attendibili in quanto gli stessi sono sicuramente in conflitto di interessi con loro stessi e con i loro datori di lavoro.
E ancora:
Testualmente
La raccolta delle informazioni si è realizzata tramite intervista diretta faccia a faccia ai referenti dei servizi”
Questo vuol dire che gli intervistatori hanno riempito le schede presentandosi davanti ai loro colleghi o ai loro datori di lavoro intervistandoli e scrivendo davanti a loro le risposte?
Così sembra.

Nel rapporto relativo all’anno del 2011.

A parziale conferma di ciò nel Quaderno della Ricerca Sociale 26 relativa all’anno successivo (2011) leggiamo che:
Testualmente:
Durante la raccolta dei dati sono emerse infatti non poche difficoltà da parte di alcuni referenti nel fornire i dati richiesti, facendo segnare in talune realtà territoriali un arretramento rispetto al recente passato nella capacità di testimoniare e raccontare il mondo dei bambini e dei ragazzi fuori dalla famiglia di origine”.[5]

E poi ancora
“- non hanno aderito alla rilevazione proposta dal Centro nazionale tre regioni: Liguria, Molise,
Calabria.
- in merito ai servizi residenziali, tra le 19 Regioni e Province autonome per le quali è nota
l’informazione – mancano all’appello Liguria e Calabria -, 4 (Lazio, Abruzzo, Sicilia, Sardegna)
non risultano avere un sistema di raccolta dati periodico;
- sia per l’affidamento familiare che per l’accoglienza nei servizi residenziali, nella tavola del
report che illustra la dimensione quantitativa del fenomeno sono riportate, in mancanza di dati
più aggiornati, le stime al 31/12/2010 derivanti dall’indagine campionaria del Centro nazionale
per le seguenti regioni: Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata (limitatamente all’affido
familiare), Calabria, Sicilia (limitatamente ai servizi residenziali), e Sardegna;
- le stime proposte sono realizzate su rilevazioni regionali che non raggiungono il 100% di
copertura per: la Lombardia (limitatamente ai servizi residenziali), il Veneto (limitatamente ai
servizi residenziali), il Friuli-Venezia Giulia, l’Umbria, la Campania;
- le stime proposte sono realizzate su rilevazioni regionali che si riferiscono a dati di flusso
annuale e non di stock al 31/12 per la sola Puglia[6]

Nel rapporto del Ministero relativo all’anno del 2012.

E ancora anche nel quaderno del Ministero relativo al 2012 leggiamo testualmente che:
Nella raccolta dei dati sono emerse difficoltà da parte di alcuni referenti nel fornire i dati richiesti e lacune nella rappresentazione del quadro complessivo del fenomeno […..]

Il rapporto conclude così:
Le considerazioni sin qui sviluppate invitano dunque a prudenza nella lettura dei dati collezionati […..]”[7]

Nel “Rapporto Cancellieri-Giovannini” - Terza Relazione Sullo Stato Di Attuazione Della Legge 149/2001.[8]  si è pensato a coinvolgere gli stessi minori in una ricerca detta “Focus” per cercare di capire la loro soddisfazione nello stare in Comunità ma i problemi di cui abbiamo appena accennato si sono rifatti ancor più evidenti.
Ecco cosa conclude in proposito il rapporto suddetto:
 “Anche se un progetto di ascolto dei minori in affidamento è comunque un tentativo che andava fatto e dal quale comunque sono venute alla luce alcune informazioni interessanti e importanti, purtroppo a nostro avviso, abbiamo conosciuto solamente parte della realtà delle Comunità e delle famiglie affidatarie.
Le criticità in cui si sono svolte […..] queste ricerche sono state determinanti per farci ragionare sulla parzialità delle risposte dei ragazzi partecipanti al Focus.
Il coinvolgimento degli operatori dei servizi residenziali educatori, dei Servizi Sociali è stato “molto intenso” e quindi le risposte dei ragazzi non sono sicuramente state libere in quanto non potevano evidentemente mettere in luce eventuali problematiche e disfunzioni che necessariamente molte volte avrebbero coinvolto le responsabilità degli stessi operatori.

Infatti come si evince da ciò la presenza dell’educatore agli incontri è stata “[…..] posta in alcunicasi come condizione per la partecipazione dei ragazzi![9]


Quali sono state le rilevazioni più importanti nei Quaderni


Nel rapporto relativo all’anno del 2010
Riportiamo alcuni dati importanti che sarebbero dovuti essere notati e che sembra non lo siano stati perché non ci risulta siano stati posti rimedi.

Durata dell’accoglienza.

accolti al 31 dicembre 2010:[10]
il 9,1% è stato accolto negli ultimi 3 mesi
il 23,8% è stato accolto dai 3 mesi ai 12 mesi
il 19% è stato accolto dai 12 mesi ai 24 mesi
il 22% è stato accolto dai 24 ai 48 mesi (la legge lo vieta a meno che non ci siano motivi particolari)
il 26% è stato accolto oltre i 48 mesi (la legge lo vieta a meno che non ci siano motivi particolari)

accolti durante il 2010 [11]
il 28% è stato accolto per meno di 3 mesi
il 27% è stato accolto da 3 mesi ai 12 mesi
il19 % è stato accolto dai 12 mesi ai 24 mesi
il 16% è stato accolto dai 24 ai 48 mesi (la legge lo vieta a meno che non ci siano motivi particolari)
il 10% è stato accolto da oltre i 48 mesi ((la legge lo vieta a meno che non ci siano motivi particolari)

Criticità
Legge 184 del 1983 emendata dalla 149 del 2001 Titolo I-bis - Dell'affidamento del minore - Art. 4 comma 4 “Nel provvedimento di cui al comma 3, deve inoltre essere indicato il periodo di presumibile durata dell'affidamento che deve essere rapportabile al complesso di interventi volti al recupero della famiglia d'origine. Tale periodo non può superare la durata di ventiquattro mesi ed è prorogabile, dal tribunale per i minorenni, qualora la sospensione dell'affidamento rechi pregiudizio al minore.”
Si nota che la Differenze nei periodi di permanenza dei minori in Comunità è quantomeno curiosa e accanto a bambini che sono accolti da pochi giorni ci sono altri minori in accoglienza da anni, perché questa differenza?

Bambini che ritornano in famiglia nell’anno 2010 [12]
il 34% dei minori rientra nella famiglia d’origine
il 33% dei minori passa ad un altro tipo di accoglienza
il 7% dei minori va in preadozione
il 8% dei minori esce dalle strutture e va in autonomia (circa 10.000)
Sui motivi per i quali i tribunali concedono la proroga dell’affidamento familiare oltre i 24 mesi: [13]
Testuale:
Persistenza del disagio familiare (Il termine è troppo generico)
n°13 - 36% (Triennio 2007- 2009) ; n°16 - 28% (Anno 2010)
Scarsità risorse uffici preposti (siccome non si hanno soldi per aiutare le famiglie si lasciano in comunità?)
n°1 - 3% (Triennio 2007- 2009) ; n°2 - 3% (Anno 2010)
Buon inserimento in nuova famiglia (siccome c’è stato un buon inserimento nella nuova famiglia non li rimandano ai genitori seppur idonei?
n°3 - 8% (Triennio 2007- 2009) ; n°11 - 19% (Anno 2010)
Interesse del minore (Troppo generico!)
n°8 - 22% (Triennio 2007- 2009) ; n°15 - 26% - (Anno 2010)
Impossibilità rientro famiglia (sarebbe stato interessante sapere cosa è stato fatto per agevolare il rientro dei minori in famiglia e soprattutto se è stato fatto qualcosa!)
n°11 - 31% (Triennio 2007- 2009) ; n°14 - 24% (Anno 2010)
Tribunali che non rilevano il dato (Perché?)

Separazioni di bambini immessi in comunità[14]
(Fratria)

Definito che il 63% dei bambini allontanati dalle famiglie ha fratelli o sorelle (più di uno nel 53%)
Definito che 1 minore su 4 è un bambino con almeno altri 3 fratelli. [15]

a.
Solo un bambino su tre viene messo nella stessa struttura con i fratelli!
b.
Il 18% dei minori immessi in strutture o famiglie diverse perde tutti i contatti con i fratelli e
le sorelle
c.
Il 18% dei fratelli si incontrano solo alcune volte durante l’anno.
d.
Quindi possiamo ben dire che il 36% perdono i fratelli e le sorelle!
E ancora:
e.
Il 40% dei fratelli si vede almeno una volta alla settimana ma non si dice quante volte?!
f.
Il 25% dei fratelli si vede più volte al mese ma non dice mai quante?!
g.
Ancora più sconcertante il non aver approfondito del perché almeno un terzo dei bambini che finiscono in comunità perde tutti i rapporti con il padre e il 16% di questi con la madre.
Sono i cosiddetti orfani di genitori vivi!

Nei due anni successivi 2011 e 2012 non se ne parla più

Bambini affidati: [16]

Accoglimento presso famiglie
Per il 73% dei bambini da 0 a 2 anni [17]*
Per il 77% dei bambini da 3 a 5 anni
Per il 58% dei bambini da 6 a 10 anni
Per il 35 % dei bambini da 11 a 13 anni
Per il 18 % dei bambini da 14 a 17 anni

Accoglimento in comunità familiare
Per il 28% dei bambini da 0 a 2 anni [18]
Per il 23% dei bambini da 3 a 5 anni
Per il 42% dei bambini da 6 a 10 anni
Per il 65% dei bambini da 11° 13 anni
Per il 82% dei bambini da 14° 17 anni

Criticità
In questo caso la legge dice che solo se non ci sono coppie affidatarie devono andare il comunità e invece ben l’82% dei bambini da 14 a 17 anni vanno in comunità

Bambini allontanati con l’art. 403 C.C. [19]

Al 31 dicembre 2010 più di un quarto degli affidamenti (26%) sono fatti con il 403 cc e quindi in via urgente ma non si sa di questi quanti e il tribunale ne ha convalidati.

Criticità
Ancora nessuno si è chiesto il perché.
Come mai non viene distinto il dato di quanti 403 sono stati convalidati e quanti non lo sono ancora? Sarebbe stato un dato importantissimo per sapere se queste misure di allontanamento vengono fatte con una logica o meno!
E poi il dato suddetto non si riscontra più negli anni successivi.

Gli affidi consensuali [20]
Partendo dalla notizia che al 31 dicembre 2010 gli affidi consensuali sono al 24%. E nel 2011 il dato è il 25%

Criticità
Sarebbe interessante vedere cosa hanno fatto gli operatori del sociale per evitare che le famiglie
arrivassero a tanto ma nessuno l’ha visto. E’ un problema di mancanza di fondi o altro? E
comunque è un dato sconcertante che ben il 24% o il 25% nell’anno successivo degli affidamenti
siano consensuali perché significa che le famiglie non possono più tenere in famiglia i figli!

Cause di allontanamenti [21]
il 37% dei bambini è stato allontanato per inadeguatezza genitoriale.
il 9% per problemi di dipendenza di uno o entrambi i genitori;
l’8% per problemi di relazioni nella famiglia; (termine molto vago)
il 7% per maltrattamenti e incuria;
il 6% per problemi sanitari di uno o entrambi i genitori. (ma c’è l’altro genitore se uno solo ha questi problemi)

Criticità
Ci chiediamo cosa significa inadeguatezza genitoriale? Il termine è di per se molto vago e ha dato e da tutt'ora luogo ad interpretazioni diverse che spesso hanno portato all'allontanamento dei minori dalla propria famiglia adducendo cause in contrasto con la legge stessa.

Nota:
Si noti che nella statistica del 1998/99 (http://www.minori.it/sites/default/files/quaderno_ricerca_sociale_19_2012.pdf  pag.12) i bambini erano addirittura allontanati nell'87% dei casi per:
- povertà materiale, innanzitutto economica (cosa che si ripete anche se non si vuole ammettere perché la povertà comporta altri problemi.)
- povertà abitativa,
- problemi lavorativi di uno o entrambi i genitori

E quindi ora sarebbe stato contro la legge che dice:[22]
Le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all’esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. A tal fine a favore della famiglia sono disposti interventi di sostegno e di aiuto.
In particolare:
- Il 44% per povertà materiale, innanzitutto economica
- Il 24% i bambini erano allontanati per povertà abitativa
- Il 32% per difficoltà relazionali disfunzionali con la famiglia di origine
- Il 19% per problemi lavorativi di uno o entrambi i genitori

I costi dell’accoglienza. [23]
  1. I contributi medi nel 2010 erogati alle famiglie affidatarie variano da un minimo di 304 euro ad un massimo di 532 euro al mese.
  1. I contributi per le comunità [24] variano da 71 a 99 euro al giorno.
Come mai tanta differenza nell’erogazione dei contributi erogati alle famiglie affidatarie e i contributi erogati alle comunità?
Se si moltiplicano i contributi giornalieri per 30 giorni si va da 2130 euro a 2970 euro mensili per le Comunità.
Sarebbe il caso quindi di spingere sempre più l’affidamento presso le famiglie mentre le statistiche dicono il contrario.
Si pensi che nel 2014 in un comune del Lazio il costo dell’affidamento in Comunità è stato di 367.931 euro e il costo in affidamento presso le famiglie è stato pari a “0 euro”! E quello per la prevenzione è stato di soli 10.000 euro!
Quanto danaro pubblico si potrebbe risparmiare?

Nel rapporto relativo all’anno del 2011 infatti si legge:

Bambini e adolescenti fuori famiglia di origine: distribuzione secondo affidamento e servizi residenziali delle classi di età [25]

0-2 anni
Il 39,% in affidamento familiare e il 61% è accolto nei servizi residenziali (case famiglie e Comunità)
3-5 anni
Il 63,% in affidamento e il 37,% nei servizi residenziali (case famiglie e Comunità)
6-10 anni
Il 68,9% in affidamento e il 31,1% nei servizi residenziali (case famiglie e Comunità)
11-14 anni
Il 58,5% in affidamento e il 41,5% nei servizi residenziali (case famiglie e Comunità)
15-17 anni
Il 40,8% in affidamento e il 59,2% nei servizi residenziali (case famiglie e Comunità)

Criticità
E’ sconcertante che il 61,0% dei bambini di età 0-2 anni è ricoverato nei servizi residenziali. E ancora il 37% dei bambini da 3 a 5 anni e il 31% da 6 a 10 anni sempre nei servizi residenziali.
Anche se la legge 184/1983 emendata dalla 149/01 recita: ““Il ricovero in istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante affidamento ad una famiglia e,
(solo, aggiungiamo noi) ove ciò non sia possibile, mediante inserimento in comunità di tipo familiare caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali analoghi a quelli di una famiglia.” Dovremmo, oltre che per i costi cercare di mandare i bambini appena nati nelle famiglie e non negli istituti!
Nel 2012 la percentuale dei bambini da 0-2 anni che troviamo nei servizi residenziali aumenta passando dal 61% al 64%,

Al proposito il Tavolo Nazionale Affido ovvero il Tavolo di lavoro delle associazioni nazionali e delle reti nazionali e regionali di famiglie affidatarie analizzando questa situazione ci dice: [26]
“[…..] desta preoccupazione è la tendenza a collocare i minori 0-2 anni soprattutto in comunità (2 bambini su 3), nonostante siano ampiamente dimostrate sul piano scientifico le conseguenze negative della deprivazione di cure familiari nei primissimi anni di vita. Per un'analisi più compiuta sarebbe inoltre interessante conoscere quale era l'età dei minori al momento dell'ingresso in comunità o in affido.”

Bambini e adolescenti in affidamento familiare secondo l’inserimento (in regione o fuori) al 31.12.2011[27]

Inseriti in regione 95,8
Inseriti fuori regione 2,3
Non indicato 1,9

Criticità
Qui la statistica non dovrebbe essere fatta per regione ma per Km. in quanto l’art.2 comma 2 della la legge 184/1983 emendata dalla 149/01 recita che i minori allontanati dalla famiglia d’origine deve essere inserito in una Comunità familiare : “preferibilmente nel luogo più vicino a
quello in cui stabilmente risiede il nucleo familiare di provenienza.”

Nel rapporto relativo all’anno del 2012

Bambini e adolescenti fuori della famiglia d’origine [28]

Nel 2012 risultavano fuori famiglia d’origine 28.449 bambini per un valore medio nazionale di
2,8x1000 e per la verità il dato rispetto agli anni precedenti è in diminuzione. Ma non bisogna
rallegrarsene in quanto:
Il dato così come è stato rilevato non è di grande interesse in quanto non si può dire se sia positivo o negativo perché non si sa quanti bambini dovrebbero essere veramente assistiti. Il vero problema potrebbe essere, come sembra, ma non viene messo in evidenza, quello che in Comunità finiscono bambini che forse non ci dovrebbero essere e che comunque potrebbero e dovrebbero tornare a casa , mentre sicuramente molti minori che sono fuori e che dovrebbero essere protetti non lo sono. È infatti molto più difficile andare a prendere bambini che delinquono e che sono “protetti” dalle cosche, mentre è più facile mettere “in protezione” bambini, che sono stati tolti ai propri genitori per “Inadeguatezza genitoriale”.


Quali sono state le rilevazioni più importanti nel Rapporto Cancellieri Giovannini

Sono 20 su 29 i Tribunali per i Minorenni – ci dice il Rapporto Cancellieri Giovannini - che hanno risposto alle interviste per il triennio 2007-2009, pari al 69% del totale, e 23 quelli che hanno risposto per l’anno 2010, pari al 79% del totale. Quindi le percentuali delle risposte fornite rispetto a ciascun quesito delle interviste sono state calcolate sul totale dei questionari effettivamente restituiti, ovvero 20 nel triennio considerato e 23 nell’anno 2010, ivi comprese le voci descritte come “Tribunali che non rilevano il dato” Complessivamente, nonostante l’elevata partecipazione della maggior parte dei Tribunali alle interviste, va sottolineato che non esiste un sistema di rilevazione statistica corrispondente a ognuno dei quesiti posti; pertanto, per alcuni quesiti, i Tribunali non sono nelle condizioni di poter rilevare i dati richiesti per mancanza di personale da destinare a questo scopo. Ne consegue che il valore delle risposte date diminuisce in relazione ad alcuni singoli quesiti cui non è stata data risposta e che, pertanto, essendo a volte molto copioso, si è ritenuto di includere nel calcolo percentuale.
I dati rielaborati di seguito riportati sono, conseguentemente, quando possibile e/o necessario, in valori percentuali, allo scopo di restituire una descrizione quanto più esaustiva possibile, nonostante la parzialità delle risposte di cui si è detto.” [29]
Da queste affermazioni si evince che ben 9 dei tribunali per i minorenni non hanno proprio risposto alle interviste richieste nel triennio 2007-2009 e 6 nel 2010 quindi le interviste sono parziali. Va evidenziato anche l'affermazione che “non esiste un sistema di rilevazione statistica
corrispondente a ognuno dei quesiti posti; pertanto, per alcuni quesiti, i Tribunali non sono
nelle condizioni di poter rilevare i dati richiesti per mancanza di personale da destinare a
questo scopo.Sarebbe da chiedersi se questa carenza sia dovuta al disinteresse che alcuni tribunali hanno nei confronti di un problema che coinvolge la vita e la salute di 30.000 minori in accoglienza o questo disinteresse è dovuto veramente ad una mancanza di fondi che lo stato riserva al problema?
Sicuramente un dato lo abbiamo ed è certo:
i fondi statali per le politiche sociali sono passati dal 7,42% nel 2009 allo 0,2% nel 2012 e le regioni e gli enti locali non dedicano o non possono dedicare risorse per dedicarsi all'informazione sui nostri figli più sfortunati! [30]

Sulle annotazioni dei ritorni nella famiglia d'origine dei minori.

Leggiamo dal “Rapporto Cancellieri-Giovannini che ciò si deve,
“[.....] sia all’esiguità dei casi sia alla mancanza di collegamento tra il registro della cancelleria civile e quello della cancelleria adozioni!” Già questo dato è sconcertante ma ci viene da pensare che non si voglia giustificare da parte dei tribunali questi ritorni e ancor più il suo numero che sarebbe senza meno esiguo.
 Continua il “Rapporto Cancellieri-Giovannini” dicendo che i tribunali che non registrano le restituzioni sono:
80% nel triennio 2007 – 2009.
65% nel 2010.

Criticità
Un dato significativo e singolare che lascia da pensare è che i tribunali raramente annotano il ritorno dei minori in famiglia. Lascia ancor più da pensare il perché non si ha questo rapporto.

Sui tempi e la qualità delle indagini dei servizi [31]

L’art. 22 della legge 184/1983, modificato dall’art. 19, comma 4, della legge 149/2001,
così recita:
Le indagini devono essere tempestivamente avviate e concludersi entro 120 giorni[......]”

Criticità
a. nel triennio 2007 – 2009 nel 45% il tempo previsto dalla legge non viene rispettato!
b. nel 2010 nel 48% il tempo previsto dalla legge non viene rispettato!
c. Significativo che il 10% dei tribunali che sono stati esaminati non rilevano il dato!
d. Dal 2010 al 2014 non si hanno notizie!
Questi dati devono farci riflettere perché, quando non vengono rispettati questi tempi, il minore staziona altri mesi se non anni nella struttura di accoglienza con gravi ripercussioni sul l'equilibrio psicofisico dello stesso. Qui giova ricordare ciò che abbiamo visto nei capitoli precedenti al riguardo.


L’attività delle procure presso i tribunali per i minorenni


Quali sono state le difficoltà incontrate per le ispezioni.
- carenza di personale e di fondi
- troppe strutture rispetto alla carenza di personale
- Burocrazia. Coordinamento con gli enti locali
- frammentazione eccessiva del controllo sulle comunità fra varie autorità preposte
- difficoltà amministrative

Criticità
Non si hanno le percentuali di ogni singola risposta? Se l’avessimo avuta forse si sarebbero potuti quindi prendere provvedimenti in merito. Le risposte ad una rilevazione devono servire anche e soprattutto a poter porre rimedio alle criticità rilevate se no l’informazione rimane sterile!
Dal 2010 al 2015 perché non si hanno avute più notizie di rilevazioni in tal senso e non si sa se sono stati posti rimedi per rimuovere le difficoltà accertate!

Quante ispezioni straordinarie sono state fatte in percentuale? [32]

Il 52% delle Procure le hanno fatte nel triennio 2007 – 2009.
Il 43% delle Procure le hanno fatte relativamente all’anno 2010

Criticità
Riteniamo che la percentuale delle procure che hanno fatto le ispezioni straordinarie siano molto poche e soprattutto cosa hanno rilevato le Procure che hanno fatto tali ispezioni? Saperlo sarebbe stato un dato importantissimo!
Quali sono le procure che non hanno fatto ispezioni? Perché non le hanno fatte?
Dal 2010 al 2015 perché non si hanno avute più notizie di rilevazioni in tal senso?

Motivi che hanno indotto le procure a fare ispezioni straordinarie.[33]
- apertura di nuove strutture
- segnalazioni di carenze di vario tipo nelle strutture (maltrattamenti, violenze ecc.)
- ritardi nelle relazioni semestrali.

Criticità
- Perché non sono state chiariti i tipi di violenza e maltrattamenti sui minori?
- Perché non sono state esplicate anche il numero delle chiusure effettuate per maltrattamenti e violenze su minori o per altro, tipo condizioni igieniche o strutture non conformi alla sicurezza o altro?
- Perché dal 2010 al 2015 non si hanno avute più notizie di rilevazioni in tal senso?


Banca dati Adozioni [34]


L'art. 40 della legge della legge 184/1983 emendata dalla149/2001 così recita:
1. Per le finalità perseguite dalla presente legge è istituita, entro e non oltre centottanta giorni dalla data della sua entrata in vigore, una Banca dati delle adozioni….

Criticità
Solo dopo ben 12 anni, con Decreto 15 febbraio 2013[35], pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 47 del 25 febbraio 2013, è stata attivata la Banca Dati Adozioni dei minori dichiarati adottabili ed ai coniugi aspiranti all’adozione nazionale ed internazionale.
Purtroppo - continua il rapporto cancellieri Giovannini, - alcune carenze infrastrutturali informatiche hanno bloccato, e rallentano tuttora, di fatto l’avvio della BDA. (Banca dati affidamenti n.d.r.)
a. In alcune sedi si registra una situazione precaria dell’infrastruttura e la mancanza di
risorse hardware da destinare all’installazione dei necessari componenti software.
b. Non è ancora completata la diffusione del sistema SIGMA
c. Il nuovo sistema di gestione degli Uffici Giudiziari Minorili, costituente il “sistema alimentante” della BDA. L’avvio, infatti, negli ambienti SICAM (sistema predecessore di SIGMA), pur essendo possibile, risulta poco conveniente a causa delle notevoli criticità dovute alla convivenza di sistemi operativi, applicativi e RDBMS diversi e non omogenei.[36]

Riflessioni sulla mancata creazione di una Banca Dati sugli Affidamenti in Comunità

Perché, ci chiediamo, non è stata pensata una Banca dati sugli affidamenti ma solo quella sulle adozioni? La 149/2001 non parla solamente di adozioni, ma anche di affidamenti e quindi di normative per le Comunità Minorili. Viene da pensare, vista la cronica mancanza di informazioni sulle comunità, che la Banca Dati sulle adozioni riporterebbe dati sulle famiglie mentre quella degli affidamenti riporterebbe dati anche sulle Comunità.

I Bambini stranieri non accompagnati

Il ministro Maroni nel 2009, parlando dei bambini migranti non accompagnati, alla prima assemblea pubblica dell’Unicef, lanciò un grido d’allarme dicendo che in Italia esiste un traffico di organi.
“[… ..] su 1320 minori approdati a Lampedusa, ovviamente portati d qualcuno circa 400 sono spariti e di loro non abbiamo più notizie.”
Recentemente i parlamentari Nicchi, Palazzotto, Mattarelli firmano una interrogazione a risposta scritta ai Ministri dell’Interno e del lavoro e politiche sociali in relazione ai minori scomparsi dai centri di accoglienza in cu fra l’altro si diceva:
[…..] il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, nel corso della recente seduta della commissione parlamentare Antimafia della Sicilia, [ha detto che n.d.r.]sono 3.707 i minori stranieri scomparsi nel 2014 dai centri di accoglienza, su un totale di 14.243 sbarcati sulle nostre coste. Solo in Sicilia i minori stranieri non accompagnati scomparsi dai centri sono 1.882 su 4.628 registrati;
come dichiarato da Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa, le cifre comunicate dal Ministro rappresentano un dato allarmante, che si aggiunge a quello del numero clamoroso di minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia l’anno scorso: quasi il 10% del totale degli sbarchi;
Quello che preoccupa è la sorte di chi scompare dai centri. “Questi minori hanno diritto a una protezione rafforzata sia in base alla legge nazionale che a quella internazionale – ha spiegato il presidente del Consiglio italiano rifugiati (Cir), Christopher Hein – lo Stato italiano nei loro confronti ha una grande responsabilità: è grave che ne scompaiano più di 10 al giorno. (13 con l’ultimissimo aggiornamento) Il rischio è che finiscano sfruttati o in mano alla criminalità
[37]


Altre criticità


- Dal 2012, è bene ribadirlo, non c’è informazione e soprattutto non c’è informazione in tempo reale.
- I dati rilevati nelle Statistiche e nel Rapporto dei due Ministeri sono comunque tardivi e si riferiscono sempre a dati troppo vecchi.
-I dati sono rilevati tutti al 31 dicembre quindi non tengono conto di ciò che può essere accaduto e definito nei mesi precedente. Es. Un minore entrato a gennaio e uscito a novembre non esiste per la maggior parte delle rilevazioni effettuate.
- Non si è dato seguito a soluzioni delle criticità rilevate. Infatti dai quaderni del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali si deducono fatti sconcertanti che nessuno, dopo le rilevazioni si è premunito di andare a giustificare e a porre rimedio.
- Non c’è omogeneità nell’informazione rilevata annualmente e quindi spesso queste informazioni non sono confrontabili. Manca una griglia comune di ricerca.
- Non si sanno ad oggi quante siano le Comunità.
- Non si sa ad oggi quanti siano i bambini in Comunità, Case Famiglia ecc.
- Non si sanno per ogni regione di che tipo sono le Comunità.
- Non c’è programmazione per definire il rapporto fra Minori fuori famiglia e Comunità per cui i
bambini spesso non trovano alloggio che a molti km. lontano dalla famiglia d’origine.
- Al 31 dicembre 2011 e al 31.12.2012 non viene detto quanti allontanamenti siano stati fatti con l'allontanamento urgente (art. 403 cc) e quanti direttamente tramite ordinanza del tribunale quindi il dato al 31.12.2010 non è raffrontabile con lo stesso al 31.12.2011 e al 31.12.2012 perché non sono stati visti.
- L’interessantissima tabella concernente la distribuzione percentuale dei servizi residenziali presenti sul territorio per Regione e Provincia autonoma c’è’ al 31.12.2011 ma non al 31.12.2010 ne al 31.12.2012
- Si forniscono spesso dati che servono a poco (quali sono i gradimenti delle Procure) e non si forniscono dati importantissimi. (se ci sono e quanti sono i giudici onorari che hanno interessi economici con le Comunità nelle quali hanno inviato i minori.)
- Lo Stato ha praticamente azzerato fin dal 2012 i fondi per il sociale (02% nel 2012) e sarebbe interessante sapere qual’ è questo dato oggi nel 2015.
- Dalle ultime informazioni del 2012 si sa che i fondi che elargiscono i comuni sono pari ad un terzo della spesa ma non si dice a chi vanno in particolare questi fondi. (alle famiglie o alle Comunità? E in che percentuale alle une o alle altre?).
- Al 31 dicembre 2011 e al 31.12.2012 non viene detto quanti sono stati i fondi erogati per gli affidamenti familiari e per gli affidamenti in Comunità, quindi non si può nemmeno fare un raffronto con il 31 dicembre 2010. Dal 2012 poi non si hanno più notizie di queste erogazioni di fondi.
- Non tutti i Tribunali per i Minorenni hanno risposto alle interviste richieste dando scarso valore statistico alle rilevazioni.
- I Tribunali solo raramente annotano il ritorno dei minori alle famiglie.
- I Tribunali non inviano dati per le statistiche e nessuno fa e dice alcunché.
- Non si sa se le Procure, come dovrebbero, fanno o meno le ispezioni ordinarie ogni sei mesi e non si sa nemmeno quante ispezioni straordinarie sono state fatte.
- Si parla solamente di percentuali di Procure che fanno ispezioni straordinarie, ma non di numeri.
- Le informazioni che arrivano alle Procure sono spesso incomplete e frammentarie.
- Non si chiarisce quali sono state le carenze e le criticità rilevate dalle Procure nelle ispezioni (es. quali e quanti tipi di violenza). [38]
- Le statistiche non hanno mai rilevato se i minori che scompaiono dalle strutture ne hanno fatto ritorno. Non si sa nemmeno se vi arrivano. Non è mai stato rilevato e fatto alcunché su queste scomparse tanto è vero che nel gennaio 2015 è stata fatta un’interpellanza parlamentare dall’on. Marisa Nicchi in proposito.
- Il prof. Cancrini nel convegno del 15 maggio 2015 al Congresso del Garante Nazionale per L’Infanzia e l’Adolescenza sottolinea che non ci sono centri di cura dedicati ai bambini abusati soprattutto se sono in affidamento familiare. Sarebbe stato interessante sapere quanti minori in questa situazione lo sono stati e perché, e a chi erano affidati. Notizie che dovremmo conoscere, ma che non sono state rilevate mai nel corso degli anni.
- Altra notizia mai rilevata è quella di come sono state fatte fino ad oggi le interviste sui minori in sospetto di abuso o testimoni e la percentuale di interviste che non hanno seguito le linee guida. Non sono identificati questi bambini e i danni che hanno subito con un’intervista fatta male. Spesso nel corso delle interviste si attuano vere e proprie violenze, inconsciamente o consciamente o per ignoranza. Non si parla mai della violenza delle istituzioni.
- Non sono mai state rilevate quante e se sono state effettuate interviste di minori per abuso nelle strutture e se in quanti casi il tribunale ha seguito ha dato un seguito o meno alle indicazioni dell’intervistatore.
- Non è stato mai rilevato il dato di quanti interventi sono stati fatti dopo ogni allontanamento per il ritorno dei minori presso la famiglia d’origine. E se non sono stati rilevati il perché non lo sono stati.
- Non sono stati mai rilevate le percentuali di quanti minori abbiano fatto il percorso terapeutico (PEI) dopo l’uscita dalle famiglia naturale. Non sono nemmeno stati rilevati i tempi di cura e le percentuali di riuscita.
- Non è stato mai rilevato quanto tempo i minori rimangono nel cosiddetto “Spazio neutro” e perché. Nella Regione Piemonte si è rilevato che alcuni minori vi sono rimasti più di 10 anni! [39]
- Non viene detto in quanti casi, dopo quanto tempo e quanto costano ai Comuni i PEI e lo Spazio Neutro. Ad Es. la Regione Piemonte nel 2011 ha speso per la gestione dei Luoghi neutri 2.465.446 euro! [40]  
 

Conclusioni


Le conclusioni sono certamente amare e ci devono far pensare. La trascuratezza con cui viene
affrontato il problema dell’informazione dei minori nelle Comunità non lascia tranquilli, e non solo
le famiglie che hanno i loro figli ricoverati ma nemmeno molti operatori delle Comunità stesse che,
pur lavorando in maniera egregia, con scrupolo e professionalità, diventano spesso bersaglio dei
media che riportano casi di maltrattamenti perpetrati nelle case di accoglienza da personaggi che screditano la categoria e con il loro comportamento fanno si che si generalizzi sull’operato di tutti i professionisti seri che lavorano per accogliere i minori in affidamento.
Certo è che, il fatto che le istituzioni non ci danno informazioni, o meglio ce le diano con anni di ritardo e nella maniera con cui abbiamo visto e soprattutto, quando si ha l’informazione di gravi carenze, non si pone rimedio, lascia sconcertati.
L’informazione che “non c’è informazione” è comunque un’informazione che non può e non deve essere ignorata.
Il 5 maggio 2015 il Garante dell’Infanzia ha presentato un buon lavoro attuato dal CISMAI e dal Terre des hommes con la collaborazione dell’ISTAT e dell’ANCI in cui si va ad analizzare lo stato del maltrattamento minorile in Italia fornendo una fotografia del problema al 31 dicembre 2013. [41]
Purtroppo, come al solito la rilevazione giunge con ben due anni di ritardo e non va ad analizzare lo stato dei minori nelle Comunità, ma vengono esaminati solamente i casi di maltrattamento presi in carico dai Servizi Sociali e quindi, si suppone di minori maltrattati prima che siano portati nelle Comunità stesse e non quelli relativi alla loro permanenza negli istituti.
Meglio di niente potremmo dire, ma perché, ci chiediamo ancora una volta, non si è mai riusciti ad avere una situazione aggiornata del fenomeno nella sua globalità e una situazione in tempo reale, in modo che le problematiche degli affidamenti, che ci sono, e sono tante e gravi, possano essere analizzate e si possa fare prevenzione?
Qualcuno dovrebbe darci una risposta o meglio dovrebbe darla ai tanti bambini che aspettano giustizia e soffrono completamente ignorati dallo Stato.
Ad onor del vero la Presidente dell’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali Prof.ssa Silvana Mordeglia ultimamente mi ha detto che l’Ordine vuole sapere questi dati ed ha scritto alla Presidente Brambilla di chiedere un tavolo istituzionale in cui si risolva questa carenza.
Nel Convegno del 13 Febbraio 2014 il Presidente del CNCM dr. Gianni Fulvi dichiarava che una Comunità che non fa il proprio dovere danneggia tutte quelle che invece lavorano con tanti sacrifici, spesso anche rimettendoci e discredita tutta la categoria.
Personalmente, e credo di parlare anche a nome delle tante associazioni che tutelano i diritti dei minori, affermo che noi tutti abbiamo bisogno dell’aiuto delle Comunità e degli Assistenti Sociali perché sono coloro che ci tutelano e per questo dovremmo lavorare insieme per i nostri figli più sfortunati e in primis sapere qual è la situazione reale ed essere in ogni momento aggiornati delle eventuali carenze per porvi rimedio ed evitare il loro discredito indiscriminato perché sarebbe un clamoroso autogol per tutti!

--------------------------------------------------
Dr. Massimo Rosselli del Turco
Cell. 3388794895
Direttore dell’Istituto di Studi Parlamentari dell’Associazione Nazionale Avvocati Familiaristi.
Portavoce Parlamentare di Colibrì Italia Coordinamento Interassociativo Libere Iniziative per la Bigenitorialità e le Ragioni dell’Infanzia
--------------------------------------------------





[5] Le prime risultanze dell’indagine campionaria sono pubblicate nella collana del Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali, Quaderni della ricerca sociale 19, Bambine e bambini temporaneamente fuori dalla famiglia di
origine, Affidamenti familiari e collocamenti in comunità al 31 dicembre 2010, Sintesi delle prime risultanze. Il volume
integrale è attualmente in corso di pubblicazione.
[17] *Nota  Se si compara il dato dei bambini da 0-2 anni che sono in affidamento alle famiglie o in comunità si capisce che uno dei due è errato perché 73% più 28% fa 101%
[18] idem
[21] Quaderni della ricerca sociale 19 “Perché si arriva all’accoglienza in contesti diversi dalla propria famiglia
[22] Legge 28 marzo 2001, n. 149 Art.2 comma 2 lo aveva già stabilito http://www.camera.it/parlam/leggi/01149l.htm
[23] http://www.minori.it/sites/default/files/quaderno_ricerca_sociale_19_2012.pdf pag.26 Questi importi sono stati analizzati prima per le singole regioni.
[33] Nel Distretto di Napoli, relativamente al 2010, nelle comunità oggetto di ispezione sono state riscontrate gravi situazioni inerenti la gestione della struttura, il trattamento dei minori e la professionalità del Direttore e degli operatori della struttura. In una, in particolare, sono stati trovati minori soli in assenza di personale, scarsità totale di generi alimentari, mancanza di igiene, maltrattamenti fisici e psicologici, abusi sessuali posti in essere dai minori ospiti o dai responsabili o dagli educatori della struttura su gli altri minori ospiti.
Relazione dell'Assessore Cavallera: Deliberazione della Giunta Regionale 15 aprile 2014, n. 15-7432 Approvazione di indicazioni operative per i servizi inerenti i luoghi per il diritto-dovere di visita e di relazione (cosiddetti di luogo neutro).
[41] Per i risultati dell’indagine vedi: “Indagine nazionale sulla condizione dell’infanzia maltrattata in Italia, risultati e prospettive”